Report ministero ambiente economia circolare – Mercoledì 23 ottobre 2019

Sono entrate in vigore il 4 luglio del 2018, e gli Stati membri dovranno recepirle entro il 5 luglio 2020, quattro direttive del “pacchetto economia circolare”. Tra gli obiettivi delle nuove direttive (…) è previsto l’obbligo della raccolta separata dei rifiuti biodegradabili ovvero il loro riciclo “a casa” attraverso il compostaggio.

Il Ministero ha scritto alle Regioni per chiedere contributi circa eventuali osservazioni o suggerimenti da inoltrare entro il 15 novembre.
Il ministero ha scritto anche agli stakeholder invitandoli ad un incontro ufficiale che si è svolto lo scorso mercoledì all’auditorium dello stesso Ministero a Roma. C’erano, per AIC, Fabio Musmeci e Giancarlo Odoardi. Sentite le varie presentazioni, il Presidente ha ritenuto di dover sottolineare alcune questioni che sinteticamente si riportano:
  • Contestata l’ipotesi che gli obiettivi di riciclo possano essere “accomodati” per ambiti urbani con più di 200.000 abitanti per evidenti ragioni di difficoltà organizzativa, cosa contesta per altrettanta evidente opportunità di economia circolare, opportunità posta alla base della costituzione degli ATO (sembra una resa alle grandi aziende di gestione rifiuti, esempio Roma); praticamente il peso dell’adesione ai nuovi obiettivi ricade sui piccoli comuni, i più diffusi in Italia, per cui sarebbe interessate sapere che ne pensa l’ANCI;
  • Sullo stesso tema: se si dovesse prevedere una moratoria per i comuni più grandi, si può più ragionevolmente utilizzare il parametro “impianti” invece che la classe demografica di appartenenza;
  • Nella proposta presentata c’è un bisticcio d parole: compost da scarti organici di rifiuti organici: si fa richiesta di pulire il testo;
  • Autocompostaggio va escluso dalla parte IV della legge 152, perché se non conferisci e te lo tieni a casa, che rifiuto è? E’ presunto? Allora, si può presumere anche per tante altre frazioni, per cui tu potresti produrne di più o di meno?
  • Conferimento compost prodotto nell’autocompostaggio, ovvero in quello di comunità: in sito, significa dove niente prodotto o il compost prodotto da un condominio, ad es.  senza terreno, posso usarlo anche nell’orto urbano ovvero di altri, magari nello stesso comune?
  • Nel compostaggio di comunità c’è una sorta di obbligo a certificare la qualità del compost, ai sensi della L. 75/2010 sui fertilizzanti: allora forse l’uso potrebbero essere svincolato dal luogo di produzione e quindi ceduto a terzi;
  • Si contesta l’introduzione di trattamento anaerobico per biogas per impianti fino a 250 t, che forse sono un tonnellaggio basso per tali tipi di pratiche, quindi meglio evitare confusioni:
  • Nel 205 bis, nuova norma da introdurre, sembra di capire che qualcuno che tratti l’organico, non si comprende come, possa distribuire il prodotto in uscita posa essere impiegati su terreni su cui eserciti effetti benefici e non da nosi: 205 bis – la quantità di rifiuti urbani biodegradabili in ingresso al trattamento aerobico o anaerobico ècomputata come riciclata se il trattamento produce compost, digestato o altro prodotto in uscita con analoga quantità di contenuto riciclato rispetto all’apporto, destinato a essere utilizzato come prodotto, materiale o sostanza riciclati. Qualora il prodotto in uscita sia utilizzato sul terreno, lo stesso è computato come riciclato solo se il suo utilizzo comporta benefici per l’agricoltura o un miglioramento dell’ambiente
  • Ultima questione: si chiede di essere convocati allorquando si discutesse anche di tariffa puntuale, che vorremo venisse applicata anche all’organico
Risposte
Il testo del 305 bis, oggettivamente poco chiaro, è dovuto ad una impuntatura della Finlandia che dice che si è inventata una cosa per il riciclo dell’organico che non è né aerobico ne anaerobico. Per non chiudere eventuali porte a novità tecnologiche ancora da valutare si è ritenuto di far assumere alla  norma un carattere inclusivo.
La stessa cosa vale per i piccoli impianti da biogas che cominciano a trovare ambiti di applicazione, per cui, per non precludere l’evoluzione tecnologica, anche a questi si intende dare spazi di sviluppo e diffusione anche familiare, come concordato nel gruppo di lavoro sui rifiuti organici (a proposito, perché noi non ci siamo?)
Nota a cura di Giancarlo Odoardi