Biometano: meglio in piccola scala

AIC incontra il professor Nicola Armaroli del Cnr

Il metano, un gas serra tra i peggiori per il cambiamento climatico e poco bio. Confronto a tutto campo sul biometano questa mattina in videoconferenza tra l’associazione Italiana Compostaggio e il professor Nicola Armaroli del Consiglio Nazionale delle Ricerche sulle problematiche legate a questo gas prodotto dai grandi impianti di biodigestione. All’incontro ha partecipato anche l’onorevole Alberto Zolezzi (M5S).

Il professor Armaroli ha confermato molte delle preoccupazioni avanzate dall’organizzatore dell’incontro Andrea Cocchi riguardo la caratteristica energivora del biometano oltre al grave problema delle ingenti perdite e a conseguenti emissioni in atmosfera della rete relativa. Il recentissimo rapporto ONU evidenzia tutte le criticità del metano, quale gas serra significativo e mostra come tale fonte dovrà essere abbandonata. Inoltre con 70 miliardi di mc consumati in Italia, al massimo il biometano sostenibile può arrivare a 2/3 miliardi prodotti, dei 400 mil/mc dai rifiuti urbani organici, non si comprende quale sarà a sostenibilità dell’attuale rete di distribuzione.

Per Armaroli la transizione energetica attesa non passa per il biometano dei grandi impianti destinati a fornire solo metano da autotrazione e metano immesso in rete, ma piuttosto per la filiera corta e gli impianti di piccola scala del recupero di materia, che nella gerarchia dei rifiuti, precede il recupero energetico. Tra le problematiche dei grandi impianti di trattamento della frazione organica del rifiuto anche la scarsa qualità del prodotto trattato, conseguenza di una non corretta differenziazione a monte laddove si opera su grande scala, da impiegare in ambito agricolo.

Preoccupazione arriva anche dalla crescita degli allevamenti da carne, in particolare nella Pianura Padana, che comporterà anche un aumento di metano in atmosfera. Un altro aspetto geopolitico ha riguardato l’ipotesi di una riconversione della rete metanifera ad idrogeno la cui produzione potrebbe essere collocata nei Paesi del Nord Africa con il conseguente ritorno della indipendenza energetica tanto combattuta.

La registrazione dell’incontro è visionabile qui